Palermo e non solo. L’Italia è una causa persa?
Non si finisce di stupirci per quanto accada in Italia. Tutti riconoscono che la giustizia è in crisi e non funziona, ma al momento di cambiare le cose con il voto referendario, corrono tutti al mare. Contemporaneamente, si deve rilevare un fatto di inaudita gravità istituzionale e morale. La città più popolosa tra quelle chiamate al voto amministrativo, Palermo, non è stata capace di organizzare con normalità la macchina elettorale. Un numero elevatissimo di presidenti e di componenti di seggio non si sono presentati. Sono in arrivo ricorsi per stabilire se a Palermo le elezioni sono state regolari.
Al di là di questo, tuttavia, si deve registrare uno scadimento spaventoso del costume civile. Non diciamo che debba essere un onore far parte dei seggi – comunque un servizio discretamente pagato, in una terra afflitta da disoccupazione – ma certo è ignobile disertare. Sembra che la colpa sia della partita serale del Palermo Calcio, che ha raggiunto la promozione in serie B. Se questo fosse vero – sono leciti i dubbi di giochi sporchi sul processo elettorale palermitano, con due arresti di candidati nell’imminenza del voto- sarebbe un segnale in più del degrado del costume civile.
Si abbandona un servizio pubblico – pagato e comunque accettato- per assistere a una partita. La cultura del divertimento fine a se stesso, della vacanza – che significa, in origine, assenza (di responsabilità, di impegno, di principi – vince su tutto il resto. In più, lo Stato non riesce a farsi valere e non sa reagire. In molte sezioni palermitane – la quinta città italiana per popolazione, una capitale del Sud – il voto è stato impossibile per molte ore.
Chiediamo la punizione dei responsabili, certo, e un cambiamento profondo dello Stato-istituzione, ma soprattutto dobbiamo lavorare affinché cambi la mentalità di un popolo che sta perdendo ogni valore comune e ogni identità. Diventiamo una semplice somma casuale di individui, per i quali vincono oggi la partita del Palermo o la corsa al mare, domani e sempre l’indifferenza per tutto ciò che è comunità e spazio civile.
La paura vera, al di là dei risultati elettorali, è che l’Italia diventi una causa persa.
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