Benetton, un’altra vergogna italiana.

Competenza, Passione e un cuore che batte a Destra.

Benetton, un’altra vergogna italiana.

Il finto contenzioso tra lo Stato italiano e i Benetton, titolari e concessionari del sistema autostradale italiano, si è concluso con la completa vittoria della famiglia di miliardari trevigiani. Si legge infatti sulla rassegna stampa del giorno che, a fronte del risarcimento che la loro società verserà allo Stato – poche centinaia di milioni di euro a copertura di un disservizio continuato e della tragedia del Ponte Morandi – i Benetton otterranno oltre nove miliardi di euro (diciottomila miliardi del vecchio conio!) per restituire all’Italia il maltolto, ovvero il controllo sulla rete autostradale acquisito a suo tempo a prezzo di saldo dai governi di centrosinistra.

Premesso che ritengo le grandi infrastrutture – costruite con il denaro di tutti- debbano rimanere sotto controllo pubblico – la vicenda mortifica le vittime del ponte, tutti gli utenti che hanno subito danni dalla mala gestione e l’intero popolo italiano. Ricordiamo tutti le affermazioni roboanti del governo nel 2018: revocheremo la concessione ai Benetton, Autostrade tornerà in mano pubblica! Si distinsero per accanimento ministri e deputati a Cinque Stelle. Le stelle si sono spente a una a una, resta la buona stella della famiglia Benetton e del suo gruppo.

Hanno disposto per decenni della massima infrastruttura viaria del paese, realizzato ricavi e profitti giganteschi in contanti (pensate all’importo quotidiano dei pedaggi!) e hanno risparmiato su tutto: materiali, manutenzione, sicurezza, tranne che sui lauti profitti per gli azionisti e gli stipendi multimilionari dei manager. Risultato? Incasseranno miliardi per liberarsi di un asset – Autostrade – che non interessa più. Il conto è a carico nostro.

Si vergogni il governo e il sistema di potere opaco che consente tale ignominia. L’auspicio è che il prossimo governo di centrodestra abbia la forza e la volontà per cambiare radicalmente la politica dei trasporti, delle infrastrutture, della logistica. Lo vuole la gente, lo esige l’economia, lo richiede l’interesse nazionale, che non è mai quello di poche, grandi famiglie di sfruttatori amiche del potere.